Queste ore battute, allorchè sono passate ci percuotono come il rumore di un frammento di vita, che ci caschi da dosso per non ritornarci mai più. Forse in giovanezza, quando un orecchio tintinna pei sonagli che vi squassa vicino la follìa, e l'altro ronza d'inviti che vi sussurra dentro la bocca lasciva, il mal suono o non giunge, o giunge fioco. Adesso poi, nella età in cui mi sono condotto, mi pare che le ore scappino più veloci, come i fantini raddoppiano le sferzate all'ultimo giro del palio: Motus in fine velocior. Ora pertanto bisogna attendere con ogni studio... a che attendere? Tutto è contrasto, disordine e confusione nel mondo: noi siamo in guerra contro noi stessi. Io, che dai primi anni ho abbracciato un partito, e mi vi sono confermato con la riflessione, e ostinato con le opere;.. io pure, quando meno me lo aspetto, sento dentro di me uno spirito che discorda da me, e sempre contradice, e perfidia, e con lusinghe, o per forza vorrebbe strascinarmi in parte ove io non voglio andare: se fosse un occhio, o una mano ribelle potrei strapparlo, o tagliarla; ma come arrivare a mettere le mani addosso a questo spirito di rivolta? - Se però non posso strangolarlo, posso ben vincerlo. O spirito di rivolta, perchè ti consigli trattenere il torrente della mia volontà con i tuoi dicchi di ragno? Se tu sei un angiolo, da' retta a me, torna a casa tua perchè predichi al deserto; se demonio, vattene, non m'infastidire adesso: faremo i conti tutti in una volta. Beatrice pensò atterrirmi quando minacciava, che i posteri diranno di me:
ai tempi del profeta Natan i flagelli di Dio erano tre, poi diventarono quattro: fame, peste, guerra, e il Conte Cènci"; e nessun cortigiano mai trovò blandizie più piacenti con la sua lingua dorata.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Motus Natan Dio Conte Cènci
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