- E qual diavolo ti sbalestra in questo arnese, e in questa ora quaggiù? Tu sei ferito! Quale stroppio è egli accaduto?
- Traditi, don Francesco, traditi; ma giuro a Dio e agli apostoli Pietro e Paolo, che prima di morire io vo scannare quel brutto Giuda traditore, fosse anche mio padre.
- Traditi! E come può essere? Ma tu grondi sangue!
- Non vi badate; egli è un nonnulla, come sarebbe a dire una sopraccarta di pistolettata... la palla mi ha fregato la testa, e nulla più.
- Bene; dunque, Olimpio, accomodati a tuo grande agio, e narrami distesamente quello che ti avvenne.
- Stanotte correva la impresa di sua Eccellenza il Duca di Altemps, dalla quale mi sconsigliava una voce, che sentiva mormorare qui dentro... e se non era cotesto Asino dannato io aveva deciso di provare un po' se, adoperandovi i piedi e le mani, mi fosse riuscito tornare uomo dabbene, o lì per lì; ma nel più bello la secchia è ricascata nel pozzo. L'Asino sta fra me e il paradiso...
- Olimpio, tu hai sofferto nel capo; povero uomo! vaneggi.
- Per Dio! io non, isvagello, don Francesco; dico la verità. Aveva compita la impresa del falegname, ma con una apostilla che non ci avevamo messa io nè voi; fu il diavolo in persona che fece bruciare quel disgraziato falegname.
- Certo fu il diavolo, che mise di fuori alla porta una spranga inchiodata per traverso.
- Cotesto feci io; ma vi giuro da bandito di onore, che non altro volli, che impedirlo di saltare subito fuori di casa, e destare tutto il vicinato per aiutarlo a spegnere le fiamme: io non credeva che i vostri fuochi lavorati ardessero così terribili; nè poteva supporre che il maestro perdesse il cervello, da aggirarsi per tutta la casa in fiamme prima di affacciarsi alla finestra.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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