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      Insomma, io non credei, oh! non credei, che avesse ad uscirne tanto dolore. - Don Francesco, avete sentito il fatto di donna Luisa vostra signora nuora? Quanto ci corre tra noi e lei! Vero sangue latino!
      - Anche questo conosco. Certo ella è valorosa femmina... ho io detto valorosa? Sì, e non mi disdico: ogni creatura ha le sue virtù; e se io non fossi Francesco Cènci, non vorrei essere altri che Luisa Cènci: in casa mia le donne superano i maschi di assai. Se i miei figliuoli avessero assomigliato a Olimpia, a Beatrice, o a Luisa; se il secolo paludoso avesse dato luogo ad acquistare fama con qualche onesto studio, con qualche atto o di mano o d'ingegno... forse allora... chi sa?... mi avrebbe preso vaghezza di altra strada;... ma adesso... non ci pensiamo più...
      - A me parve, che mi si franasse il cuore; sentii cascarmi giù ogni tristezza, e piansi, piansi come un fanciullo. Per la prima volta pensai a mia madre quando mi nascondeva dietro la gonnella, e prendeva per se le busse che volea darmi mio padre; - pensai alla mia povera Clelia, quando mi aspettava alla fontana; - pensai all'oste di Zagarolo, che ha il vino tanto fresco nella estate; - alla corda di mastro Alessandro, tanto innamorata del mio collo... e veruno di questi cari ricordi m'intenerì tanto, quanto la famosa donna Luisa Cènci. Deliberai mutare vita, e doveva tagliare reciso; ma io volli lasciarvi lo addentellato, e mi sconciai. - Aveva fatto tanto male nel mondo, che pure bisognava attendere a ripararvi con qualche bene; ma il male potei fare da me solo, il bene no.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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