Pensai ad acquistare i centocinquanta scudi del curato per farne dire tante messe per l'anima del maestro e degli altri che ho morti, i quali spero in Dio che non saranno per cagione mia in peggiore luogo che nel purgatorio, ed anche per provvedere alla meglio alla povera vedova; nè levarglieli mi pareva alla fin fine peccato perchè, a vostro dire, voi glieli avevate donati per burla; e per la parte ch'egli poteva averci di suo, la è cosa vecchia che lo accessorio seguita il principale. Mi travestii da accattone, esaminai diligentemente i luoghi, e nottetempo quatto quatto penetrai in casa, e m'impadronii del danaro. Nel ritirarmi entrai dentro un armario; il curato si sveglia, mi scambia pel gatto, e mi scaglia contro una scarpa, che parve una bombarda; ma non gli successe di cogliermi. Avevo notato come il degno sacerdote possedesse un Asino giovane e forte, e disegnai torglielo a imprestito per fornire più comodamente il cammino. Andai per esso: lo sciolgo dalla mangiatoia, gli metto la bardella, ed egli quieto; lo conduco allo aperto, ed egli sempre agevole: quando però si accorse che io volevo montargli sopra, prese a sparare calci da spezzare un monte di ferro. Ah! vuoi battaglia? e battaglia avrai, io dico. Egli calci, e calci io; egli morsi, ed io bastonate da levare il pelo: alla fine egli chinò gli orecchi, e sospirando chiese capitolare. Perdono ai vinti, purchè si lascino cavalcare. Io vi salii sopra, e ce ne partimmo insieme da buoni amici, come se neppure avessimo avuto contesa fra noi.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Dio Asino
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