Decisi appigliarmi al partito, che la fortuna mi aveva posto avvisatamente davanti: mi arrampico su pel muro del giardino, e tentoni tentoni sono venuto fino a voi seguendo la via per la quale mi condusse Marzio... Ora, don Francesco, nascondetemi fino a domani notte perchè, con lo aiuto di Dio, conto tornarmene alla macchia.
Il Cènci, che attentissimo lo aveva ascoltato, gli domandò allora:
- E tu sei propriamente sicuro, che nessuno ti abbia veduto entrare qua dentro?
- Nessuno. Ma voi capite che la corte stando all'erta, su questi primi bollori è bene scansarla; - e poi qui in Roma io respiro un'aria di forca, che mi scortica la gola... davvero non mi si confà.
- E mi assicuri non averti conosciuto persona?
- Nessuno - nessuno. O non vedete, che io mi sono travestito da gentiluomo?
Infatti Olimpio aveva mutato abbigliamento.
- Sta' di buono animo; se la cosa va come tu dici, poco male ci è dentro. - Bisogna però provvedere con diligenza, perchè i servi non ti hanno a vedere; io non mi fido affatto di loro; sempre stanno con l'occhio aguzzo, e le orecchie tese: siamo circondati da spie: essi amano il padrone come i lupi l'agnello, per divorargli la carne.
- Come, neppure di Marzio vi fidate voi?
- Prima di rompersi egli era sano - dice il proverbio. - Così, così; ma io l'ho mandato in villa per faccende. Ti adatterai pertanto - (e vedi che io lo faccio più per te, che per me) - a starti per questo po' di tempo nascosto nei sotterranei del palazzo.
- Come sotterranei?
- Sotterranei, così per dire.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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