.. Cantine, via; e tu ti troverai con onorevole, e gradita compagnia - quella delle botti; - io ti autorizzo a spillarle, e a bevere l'oblio dei mali finchè ti piaccia: a un patto solo però, che dopo bevuto tu rimetta lo zipolo al posto.
- Quando non si può avere meglio, accetto la stanza per la compagnia.
- Tu non vi starai da principe, ma neppure da bandito; troverai paglia in copia; in meno di un'ora ti porterò da mangiare, e lume, e certo mio unguento, che ti torrà dalla ferita ogni dolore. Possa io morire di mala morte, se in breve tu sentirai più nulla. Consolati, non tutte le imprese riescono a salvamento; non la fortuna, ma la costanza viene a capo di tutto. I Romani dopo la rotta di Canne venderono il terreno occupato dal campo cartaginese, e alla fine presero Cartagine. - Porgimi braccio... fa piano veh! - guarda non farti male - andiamo adagio.
E al buio lo condusse per infiniti avvolgimenti nei sotterranei del palazzo.
- Qui non mi trova neanche il demonio.
- Oh! per questo sta' securo, nessuno ti troverà!
- E poi nessuno sa, che io sto qua dentro.
- Nè mai lo saprà.
- A me basta, che la corte non lo sappia fino a domani l'altro; poi non me ne importa nulla.
- Abbassa il capo, e avverti di non urtare nella soglia... qua... da questa parte... entra..
- Entra! - disse Olimpio trattenendo il passo, mentre sentiva un'aria fresca e umida ventargli in faccia, - e don Francesco ridendo forte gli domandò:
- Sta a vedere, che tu hai paura!
- Io? No; ma penso che nei luoghi chiusi sappiamo sempre quando ci entriamo, non mai quando ne usciremo.
| |
Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
|
|
Cantine Romani Canne Cartagine Olimpio Francesco
|