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      Fiore troppo spesso appassito nel calice, prima che dalle aperte foglie mandi profumo: - fiore troppo spesso roso dal verme sopra lo stelo, sicchè colto appena lascia cadere tutte le sue foglie ludibrio dei venti, mostrando su la nuda corolla una goccia di rugiada infeconda, - lacrima di amarezza pianta dal disinganno. E perchè esiterò io a traccia di un fidato amatore.
      E come, e quando ella sentiva amore? In qual modo l'amore potè mettere radice in cotesta anima desolata? - Sopra una roccia di granito incognita ad orma mortale, dove lo smergo si sofferma talvolta a riposare le ali, lieta e gentile io vidi ondulare la viola alla brezza del mattino. Chi portò lassù quel pugno di terra vegetale onde ricavasse nutrimento il fiore pudico? La Provvidenza; - che non volle creare deserto senza una fontana, alpe senza fiore, sventura senza conforto di consolazione.
      Ed il suo amore era degno di lei. Monsignore Guido Guerra, secondo che ci vengono narrando le storie dei tempi, nato d'illustre lignaggio, fu grande e bello e di gentile aspetto; e, come Beatrice, di bionda chioma e di occhi azzurri. I costumi allora, io non saprei dire se più sciolti o meno ipocriti dei nostri, non si adontavano grandemente di prelati vaghi delle cose di arme, o di amore. Sovente i grandi dignitarii della Chiesa spogliavano l'abito clericale; le case delle amanti scalavano: cappa e spada vestivano; si trovavano nelle battaglie ad armeggiare; davano, o ricevevano di buone stoccate. I concilii non approvavano, anzi da tempo rimotissimo riprendevano acremente coteste pratiche; ma il costume vinceva i concilii.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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