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      In fondo all'arco, al termine della cordonata, gli occorse una lampada che ardeva davanti la immagine della Madonna. Senz'altro pensare colà si avvia, apre il foglio, e appena conosce i caratteri dell'amata donzella, tanto comparivano vergati con mano tremante. Lo scritto breve supplicava: per quanto amore portava a Dio, in quella stessa notte procurasse all'un'ora penetrare nel giardino, e l'attendesse nel boschetto degli allori. Se voleva non saperla morta, non mancasse.
      Guardingo ripose la lettera, e si allontanò. Recatosi a casa tolse la spada, e una scala uncinata, e quando gli parve tempo opportuno uscì solo: pervenne sotto al recinto del giardino dei Cènci, lo scavalcò, ed attese celato nel luogo del convegno.
      Di tratto in tratto Guido, tese le orecchie, credeva intendere stormire le fronde del bosco; muoveva un passo fuori del nascondiglio, girava gli occhi intorno, e non vedendo comparire persona si ritirava con un sospiro. L'ora indicata passò. Oh Dio! La sciagura, accennata misteriosamente nella lettera, sarebbe ormai senza rimedio accaduta? Sentì mancarsi, e si appoggiò a un albero vacillando.
      Ma una voce lo riscosse: "Guido! - Beatrice!" La donzella stringe tremante la mano del suo amatore, che tremava come foglia sbattuta del lauro a cui si appoggiava; di repente Beatrice, come percossa da cosa che le mettesse incomportabile paura, dimentica del verginale ritegno gli si avvinghia alla vita, e sì favella a modo di delirante:
      - Guido, amor mio, salvami. - Guido, conducimi via - subito - senza frapporre un minuto di tempo.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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