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      Tenne che per intercessione loro la misericordia divina l'avesse fatta salva dalla eterna dannazione, e consolata in questa idea si levò in piedi esultante; e, battendo palma a palma, con sentimento ineffabile di gioia esclamò:
      - Gran mercè, Madre mia; gran mercè, Virgilio, amor mio: comparitemi davanti, via!... che io vi vegga!... Apritemi le braccia... io vi terrò stretti con amplesso eterno. Guido mio perchè non è con voi? Com'è morto giovane! Ma se viene qui con voi... con me, che sono sua sposa, non gli dorrà essere morto; ed io adesso potrò baciarlo. È vero, Madre, potrò baciarlo, anche al cospetto vostro, perchè è mio sposo?
      Ma la voce facendosi sempre più prossima insisteva:
      - Signora Beatrice... su, scuotetevi... non vi perdete di animo... O Signora Beatrice, coraggio, sono io... è Marzio che vi chiama.
      - Marzio! Questo nel mondo di là era il nome di certo fante, che mi voleva bene... egli fu, che voleva rompere il capo al Conte Cènci il giorno del convito... era delitto... ma la pietà di me lo aveva vinto: - preghiamo tutti Dio che lo perdoni; metta piuttosto il peccato sul conto mio, e lo faccia scontare a me nel purgatorio.
      - Oh fanciulla mia! io temo, sì, che Dio mi castighi, ma per non averlo levato dal mondo.
      - E adesso Marzio che fa? È morto egli pure? La fatalità, che usciva da me, provò ancora egli come fosse contagiosa? Ha imparato, misero, come ferisse mortale la jettatura dei miei occhi?
      - Signora Beatrice non vaneggiate, per amore di Dio... tornate in voi stessa.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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