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      Nacqui in Tagliacozzo; mio padre morì quando io era fanciullo, e mi lasciò selve ed armenti: mia madre cadde inferma, sicchè poco potè guardarmi. Crebbi; presto mi si misero attorno tristi compagni; mi avviluppai per ogni maniera di vizii come dentro un mantello; in breve, tra per danari rubatimi al giuoco, tra per le ingorde usure io venni al verde di ogni mia sostanza: con l'ultimo bicchiere di vino bevuto in casa mia gli amici bevvero l'oblio di me; sparirono col fumo dell'ultima vivanda; ma allo sparire di costoro comparvero altre genti, e furono i creditori; mi spogliarono di tutto, mi cacciarono di casa ... spietati! di pieno giorno ebbi a caricarmi la mia povera madre sopra le spalle per trasportarla all'ospedale; i fanciulli maligni mi beffarono per la via; qualcheduno tirò sassi contro di me, e la inferma.... Iniqua stirpe è l'uomo! - Nè qui l'agonìa finisce: prima di arrivare all'ospedale mi circondano gli sbirri, mi tolgono dalle braccia la madre, la depongono in mezzo della strada, e me traggono in prigione. I creditori, non sazii di ogni mia sostanza, volevano anche bevermi il sangue: - udiva un singhiozzare soffocato... ed era mia madre che piangeva: mi voltai per consolarla, ma non la potei vedere perchè i miei occhi erano pieni di lacrime di sangue. Tentai parlare... neppure... sta bene. -
      Marzio tacque alquanto; poi, asciugatosi il sudore dalla fronte, riprese:
      - Ruppi la prigione, presi la macchia, mi vendicai di tutti. Al fanciullo, che gittò sassi contro mia madre, ruppi il cranio sopra una pietra; sta bene.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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