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      viene la morte; ma sì per lavorare la terra, ch'è sorgentedi vita. Muta il tuo ferro in vanga, e la misericordia di Dio
      si distenderà fino a te...
     
      Questa risposta Beatrice dava al bandito pacatamente, senzapetulanza, e con voce soave per modo, che Olimpio, il quale
      per costume era solito piegarsi agli avvertimenti altrui a undi presso come un campanile al vento di primavera, sentì
      un non so che nello stomaco, che non capiva bene se dovesseattribuire alle parole udite, o al digiuno sofferto. Ci
      pensò sopra un pezzo, e non gli riuscendo bene a sciogliereil nodo, gli parve attenersi al più certo; onde concluse la
      sua meditazione dicendo: sarà il digiuno!
     
      Tornando al carcere di Beatrice Marzio favellava:
     
      - Vostro padre è una miniera di delitti; più se ne scava,
      e più se ne trova. Io, che pure non mi spavento per poco,
      quando mi affaccio a quel pozzo disperato rabbrividisco, enon comprendo più nulla. Voi dunque non volete consentire
      alla morte di lui; meglio così: conservatevi rosa bianca, epura, quantunque, a parer mio, ove si tinga in vermiglio per
      sangue scellerato non perda pregio davanti agli uomini, nè
      davanti a Dio. State lieta però; i giorni della vostra schiavitù
      saranno meno lunghi di quello che voi poteste temere.
     
      - Dio disperda lo augurio perchè so a qual patto sia lamia libertà; e, Marzio, se voi mi amaste davvero, come dite,
      se le mie angosce vi avessero toccato il cuore, ah! voi nonpersistereste a rendermi la femmina più desolata del mondo
      macchinando togliermi il padre...
     
      - Dite un carnefice.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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