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- Mio padre... però che da lui ebbi la vita, e per luisenta, e per lui spiri...
- Vi diè la vita per contaminarvela, o per togliervela.
- E sia così; ma se egli dimentica le parti di padre, dovrò
io obliare quelle di figlia?
- No; dunque ognuno la sua parte: a me spetta quelladi vendicatore. - Cessate... vi ripeto, Signora... voi vi affaticate
invano; voi potreste trasportare più prestamente conle vostre mani gli obelischi di Papa Sisto fuori di Roma, che
rimuovere me dal mio proponimento.
- Di voi non sono signora, di me sì.
- Nè io ve lo contrasto...
- Guardate, chè io mi dispongo ad avvertire il Conte ond'eglistia su lo avvisato.
- Avvertitelo. Non sarò io la volpe, che insidia la gallina: - primadi rovinargli addosso io ruggirò, perchè senta
che il leone si accosta.
- Ma s'egli uccidesse voi?
- Ho sentito raccontare che, anticamente, nei giudizii diDio era tratta una bara sola; uno dei due combattenti la
doveva empire. Se la Provvidenza giudica delle cose umane,
vi pare che debba essere io quegli che la riempirà? - Poche più
ore mi avanzano a starmi qui in casa vostra: - avete nulla araccomandarmi, signora Beatrice? Io per me niente sono; una
moneta di rame; pure, se data di buon cuore al poverello,
frutta una di quelle preghiere che fanno proprio diritta la viadel paradiso.
- E notate ancora, che io vi attraverserò con ogni miapossa.
- Voi?
- Anche la formica salvò il colombo pungendo il piedeallo arciere. - Ed ora che vi ho detto tutto questo, non vi
sentite sdegnato meco, Marzio?
- Niente affatto.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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