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      - Farò come volete. Signora Beatrice, date ascolto: perme oggimai nulla temo perchè disposto a uscirmene infra
      brevi ore di qui, e perchè vostro padre non è tanto astutoche io non lo sopravanzi. Egli mi sospetta, ed i suoi sospetti
      si convertono in punte di ferro: egli lo ha palesato. La confidenzamostratami stamani è finta per ingannarmi: ad ogni
      modo non temo. Voi debole, inerme, inoffensiva, dovete troppopiù paventare di me: io voglio farvi un dono, che ad ogni estremità
      possa giovarvi; egli vale quanto noi vogliamo che valga...
      Eccovi un coltello...
     
      - Grazie; quando non mi rimanga altro scampo, conquesto sarà più certa la morte.... e meno dolorosa...
     
      - Or ora io vi porterò da scrivere; voi mettetevi subitoalla opera. Io simulerò di nettare le mie pistole nel giardino:
      dove mai vedessi don Francesco piegare verso il sotterraneoper sorprendervi, io sparerò la pistola, come se avesse preso
      fuoco a caso: voi, avvertita dal colpo, spegnerete la lanterna,
      e nasconderete ogni oggetto, prima che il vecchio arrivi...
     
      - Così farò. Addio...
     
      Quando Marzio tornò in camera di Francesco Cènci lorinvenne sempre giacente in letto, e, secondo ch'ei dava ad
      intendere, afflitto da dolori atrocissimi. Non senza maravigliaMarzio vide di qua e di là del capezzale due frati domenicani,
      che dal viso poco angelico, e meno serafico pareva ch'eglinopure andassero persuasi di non possedere grande aria di santità,
      imperciocchè tenessero i cappucci tirati giù sopra gliocchi. Il Conte ordinò a Marzio posasse le chiavi, e si ritirasse.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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