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      da banda queste freddure. Danari non importa che tu prendateco; il castaldo deve avere riscosso a questa ora i canoni
      dei fittaiòli; - solo per amore mio porterai questo mantello,
      che ti dono; egli ti riparerà dalla guazza, dalla quale importariguardarci bene.
     
      - Eccellenza, un tabarro scarlatto trinato di oro, ma vipare che sia abito conveniente per un povero vassallo come
      sono io? - E' mi parrebbe di fare la figura di uno dei remaghi.
     
      - Chi dona considera la sua larghezza, non la umiltà dicui riceve; e poi anche di cotesta pasta si fabbricano baroni.
      Che cosa ti pensi che ci voglia, ai giorni nostri di decadenza,
      per mutare un contadino in conte? Un mantello rosso, equalche migliaia di scudi. I titoli sono diventati le indulgenze
      dei Principi, e col miscuglio della piccola gente essi guastanola vera ed antica nobiltà; un giorno se ne avvedranno, e
      se ne pentiranno. A me non importa nulla. Intanto, Marzio,
      prendi il tabarro, e pei danari pensa che il Conte Cènci possiedetanto che basta per mutare quindici mendichi in principi
      romani; e rammenta ancora, che a patto che la mia roba nonvada agli odiatissimi figli, io mi contento che si spartisca fra
      i miei servitori. Dunque o stanotte, o domani sellerai lo storno,
      che tra i miei cavalli è il più poderoso, e mettiti in cammino;
      io ti terrò dietro fra cinque giorni, o sei. Intanto rendimi lechiavi del sotterraneo: alla ribelle figliuola provvederò da me
      stesso.
     
      Marzio gliele dette senza esitare, ma nel porgergliele pensò:
      Ribaldo vecchio! e non sai, che quando il tuo diavolo nacque


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Principi Marzio Conte Cènci