vi cresce sopra, ma la ferita sanguina sempre.
- Marzio, la commedia della vita non si compone di unatto. Hai tu veduto ghirlande di un fiore solo? Sta' lieto; tu
sei giovane, tu sei bello; un'altra volta, e due, e dieci tu potraimenare allegri balli con giovani leggiadre intorno ai fuochi
di maggio. Io non pretendo che la sorveglianza dei lavorialla ròcca di tanto ti occupi, che tu non possa dare una corsa
fino alla tua patria, che se bene mi rammento ha da essere Tagliacozzo,
per ritrovare qualche sorriso di vita che dissipi ogninebbia di sospiri di morte.
- Così farò, don Francesco, poichè me ne date licenza:
vo' provare, se mi riesce, a scacciare un diavolo con un altro.
Dio eterno! Mentre si ricambiavano siffatte cortesie, i costorocolli, come sotto ad un medesimo giogo, andavano gravati
dal pensiero dello scambievole omicidio: ed anche questo
è un pregio, del quale gli uomini possono vantarsi superiorialle bestie. Il Conte dopo breve cammino tornando a dolersi
del piede offeso, mostrò voglia di ricondursi in camera; eMarzio lo accompagnò, e lo sovvenne con amorosa assistenza.
Scesa la notte, quando a Marzio parve che tutti dormisseronel palazzo, con veloci passi s'incamminava al giardino: quivi
assicurò al muro del recinto una scala; poi, aperte con ledoppie chiavi le porte del sotterraneo, liberò Olimpio. Questi
col cibo e col riposo aveva recuperato le forze, e con leforze lo acuto desiderio della vendetta, per cui era venuto
nel proponimento di appiccare il fuoco al palazzo dei Cènci
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Tagliacozzo Francesco Conte Marzio Olimpio Cènci
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