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      Le parole perfidamente generose di Francesco Cènci, che la buona moglie hassi con ogni supremo sforzo ad ingegnare per ricondurre sul diritto tramite il forviato consorte, contro l'aspettativa di lui le ritornavano alla mente come regole di dovere, e come rimprovero; e poi ella considerava che di queste due cose aveva ad essere per necessità accaduta l'una: o Giacomo aveva deposto giù dal cuore ogni affetto per lei e pei comuni figliuoli, o a Giacomo era incolto qualche grave infortunio; nè una spina pungeva la donna meno dolorosa dell'altra; e comecchè ambedue i successi non potessero stare insieme, pure ambidue la trafiggevano, così lacerando la maligna virtù della incertezza. - Per divertire, come poteva, il suo dolore ella prendeva cura straordinaria dei figli; poco si allontanava da loro; lo infante recavasi del continuo al seno, e lo cuopriva con tale impeto di baci, che quegli se ne spaventava e piangeva: ma troppo spesso le carezze dei più adulti, i sorrisi, ed anche il pianto del pargolo la trovavano col pensiero rivolto altrove, e talora eziandio, senza volerlo, le lacrime le bagnavano le gote. Quantunque persistesse a credere Angiolina prima radice del male che la travagliava, tuttavia, così persuadendole la sua natura generosissima, non rimetteva punto della sua carità verso di lei. Mentre così di pensiero in pensiero si tribolava, certa sera girò chetamente sopra gli arpioni la porta di casa, e allo improvviso comparve Giacomo.
      Non disse parola, non salutò; si assise alla estremità d'una tavola di contro alla moglie, coprendosi la faccia con ambe le mani.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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