- Ma e voi, contro la fede del vostro consorte che cosa potevate allegare, ditemi, tranne la perfida calunnia di una persona che nasconde il suo nome, e nonostante questo ricusaste credenza ai miei giuramenti, e alle mie lacrime? Ora come volete, che io chini la faccia alle nude affermazioni vostre? Anche a me furono porti avvisi segreti, e non pochi, ma a questi io non dava ascolto; sto ai fatti, che voi non negate, nè potreste negare. Ora io non dirò con quale giustizia, ma senno pretendete voi, che mentre ricusaste il giuramento del vostro signore e marito a smentire parole calunniose, io deva accogliere il giuramento vostro per giustificare fatti confessati ed evidenti?
- Giacomo... di quanto io vi rimproverava ho prove manifeste in mano; prove delle quali dubitare è impossibile... i vostri sospetti sono infamie... andate...
- Sta bene. Io non ho cuore, nè lena per garrire con voi. - Dopo ciò, senza minaccia, ma orribilmente tranquillo, le si accostò domandandole a voce sommessa: "Potrei io sapere, come in articulo mortis, se fra questi vi è alcuno che sia mio figlio?"
- Giacomo, voi avete parlato una stolta parola. Tutti sono figli vostri...
- Sì, certo, così va detto. Pater est quem justae nuptiae demonstrant; tale almeno dichiara lo jus civile, che fu fabbricato proprio qui in Roma; e il pretore mi condannerebbe a far loro le spese. Padre sono, ma per presunzione di diritto: - padre sono, ma buono per darsi alle bestie. Gran danno che non costumino più gli spettacoli dello anfiteatro Flavio!
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Roma Flavio
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