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      E sì discorrendo caccia le mani nei capelli del fanciullino, che sentendosi far male si mette a guaire...
      - Lasciatemelo stare... in che cosa cotesta povera creatura vi ha offeso?
      E, come a proteggerlo, ella si spendolava fuori del letto.
      - Questo è figlio del peccato, e tu lo hai avuto dal Cènci...
      - Dal Cènci? Signora, prosegue Angiolina prorompendo in pianto; conviene egli alle gentildonne straziare così la fama di una povera inferma? Io, sì, conosco un vecchio barone, che ha nome conte don Francesco Cènci; fu egli che beneficò il mio defunto marito, e questi mi condusse certa volta a ringraziarlo; egli volle donarmi danari, che io a male in cuore accettai, perchè, malgrado i suoi capelli bianchi e le parole benigne, qualche cosa gli traluceva negli occhi, che metteva spavento: da una volta in su io non l'ho più visto.
      - Non di lui... non di lui ti domando, ma del suo figlio don Giacomo.
      - Mi parve udire, che don Francesco avesse figliuoli; ma io non li vidi mai, nè so come si chiamino; - e questa risposta ella dette con tale una ingenua tranquillità, che le avrebbe creduto lo stesso apostolo del dubbio, San Tommaso.
      - Non lo vedesti mai? Ne ignori il nome? Giuralo pel tuo Dio; giuralo per la tua anima, e coscienza... giuralo per questo Gesù redentore, che, dove tu spergiurassi, sappi che sconficcherebbe le mani di croce per maledirti in eterno.
      E staccato un Crocifisso dal capo del letto, glielo poneva dinanzi agli occhi. Angiolina lo prese, lo baciò devotamente, poi glielo rese con atto pieno di dolcezza, chiedendole:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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