- Nessuno ardì maledirci - nessuno - tranne uno solo, nato dalla gente che ha per costume di rompere la fede ridendo(103); - il quale non aborrì insultare un popolo fatto cenere per la vendetta del mondo congiurato a suo danno, per la maligna onnipotenza dei fati, e pel perpetuo tradimento dei suoi; - egli solo calpestava lo immane sepolcro oltraggioso e protervo; però che ci venisse dalla gente leggiera, farfalle insanguinate, astiosa del parlare, e della fama romana(104).
Non pittore traversò la campagna romana senza rapire a questo cielo qualche tinta azzurra e di oro per trasportarla sopra i suoi quadri, che indi furono divini. Dacchè Dio volle che l'aere di questo sepolcro si mantenga glorioso, e magnifiche sieno le aurore, e stupendi i crepuscoli. Le querce annose scuotendo le fronde al vento mormorano antichi misteri, e l'erba cresciuta sopra le fosse funerali spira voce fatidica.
Passerò io per la campagna romana senza gittarvi sopra uno sguardo di pittore, o di poeta? Le pagine immortali del Byron, del Goëthe, della Staël, del Montaigne, e di altri famosi antichi e moderni scrittori mi sbigottiscono forse? Oh! l'ala della immaginazione percuotendo contro i ferri della carcere si rompe, e gronda sangue. La musa, vergine mite, si arresta sul limitare della casa dei sospiri, e torce altrove lo sguardo. Levando gli occhi in alto io non incontro più la casta faccia delle stelle, che versano su l'anima luce, amore, e poesia. I campi aperti e il sole mi tornano alla mente affaticata dalla empia virtù della prigione, come le immagini dei ruscelletti del Casentino tormentavano maestro Adamo condannato a perpetua sete nello inferno(105). - Ma dalle mani di Dio escono spiriti tranquilli, che, a guisa di lago, compiaccionsi riflettere nella limpida superficie le sponde floride, i colli cerulei, i bianchi casolari, la parrocchia, il campanile, le croci del camposanto di campagna, - le gioie, insomma, di coloro che nascono inosservati come le foglie di aprile, e muoiono inosservati come le foglie di autunno.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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