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      Ahimè! ahimè! Il fegato di Prometeo non è favola in Italia. -
      Ma se sarebbe vanità rammentare glorie vetuste, mi giova tratto tratto soffermarmi nella via che percorrono i miei personaggi, e raccogliere gli amari pensieri che desta la vista di luoghi famosi per ricordanze lugubri. Il dolore è della famiglia dei cancri, e intende essere alimentato di carne, e della più sensibile del cuore umano. E non sapete voi, che la creatura può trovarsi ridotta in tale stato da mettersi con piacere le dita nella piaga, e lacerarla, e vederne, esultando, stillare fino all'ultima goccia il suo sangue? Catone, quando altro non gli fu dato, si strappò le viscere, e le battè nel viso alla fortuna, come costumavasi fare ai traditori.
      Ecco da questo lato il campo di Marte, che fu podere di Tarquinio il superbo. Il Popolo, nel giorno della vittoria ne svelse le spighe mature, e le gittò nel Tevere; - i manipoli resistendo al corso delle acque sceme mescolaronsi con la terra, e ne composero l'isola sacra dedicata ad Esculapio, dio della Salute(106). Ma quante volte il Popolo seppe rammentare, che i doni del tiranno si convertono in arsenico dentro le sue viscere? Tutti si stringono - ed io l'ho veduto, e lo vedo - tutti si stringono intorno alla tirannide a succhiare, come intorno alle infinite mammelle di Cibele. Vi aggrada cotesto umore? Succhiate, maledetti! A stille, e per mercede, vi si rende quello che a largo sorso fu bevuto dalle vostre vene.
      Ecco la via Appia, che da Roma, traversando le paludi pontine, andava a Brindisi, reliquia di paterna grandezza rimasta come scherno delle nostre opere di un giorno.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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