Però avete torto marcio a lagnarvi, perchè domani termina il nostro debito; e se in questo frattempo non arriva nulla di nuovo, io m'immagino che saranno questi i primi danari guadagnati senza rimorso, come senza pericolo.
Orazio è un bandito alto di persona; di sembianze gravi, e, comunque sul declinare degli anni, bello sempre. La sua fronte e il suo cuore portavano impressi i solchi di tutte le passioni; adesso elle erano spente, ma le ceneri anche tepide facevano testimonianza dello incendio fumando. Il fodero durava più della lama. Orazio sopravviveva a se stesso. Fin lì erasi rimasto appoggiato a un tronco di leccio, col capo chino su i ginocchi, senza profferire parola. Lui salutavano i banditi poeta, medico, e legislatore della brigata. Interrogato rispondeva, richiesto consigliava; invitato, senza farsi troppo pregare cantava canzoni da lui composte, o raccontava strane vicende di lontani paesi; altrimenti, sempre taciturno, meditava sopra i suoi casi, che davvero molti, e varii la fortuna gli aveva apparecchiato davanti. Spirito fantastico, amante del maraviglioso, il quale spesso, invece di farsi cercare da lui, gli andava incontro. Vissuto in altri tempi, dove tre o quattro omicidii non guastavano, con la prestanza del braccio, e il valore del canto avrebbe avuto fama in corte di Provenza su qualsivoglia menestrello o barone uso a servire dame: adesso la miseria, che gli si era irrugginita addosso, la usanza vecchia di far giudicare le sue liti dal coltello che teneva al fianco, e finalmente il genio nativo lo avevano condotto alla macchia.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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Provenza
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