Tale era Orazio.
- Ma la noia, Orazio, non conti nulla la noia?
- Io la conto moltissimo; ma ella è un cilizio che si attacca alla vita di tutti: imperatori e papi la portano cucita fra la camicia e la carne; e vorreste non sopportarla voi per quattro notti, o sei? Noi fummo pagati, e bene; e questo, che duriamo, non è troppo travaglio. Così mi fosse avvenuto sempre, che non mi sarei trovato ad avere a venti anni i capelli bianchi!
- Come bianchi! o non hai nera la barba?
- Ma i capelli sono bianchi. - E qui Orazio levò una specie di cuffia, che gli cuopriva la testa intorno intorno rasente le orecchie, ed i banditi conobbero per la prima volta, com'egli non avesse capello che non paresse filo di argento; i sopraccigli poi e la barba si conservavano nerissimi. - Da venti anni in qua io diventai canuto.
- Domine in adiutorium meum, esclamò un vecchio bandito; tu non saresti mica parente del diavolo?
- Che io sappia, no.
- Qui dentro ci è della fattucchieria, - ripresero gli altri spaventati.
- Con licenza vostra, non ci ha che fare il Diavolo; ma un'Aquila grigia.
- O come un'Aquila?
E tutti gli si posero attorno. Orazio, sempre col capo scoperto, e godendo della paura dei compagni, che non cessavano di contemplare con maraviglia mista di terrore quei capelli bianchi, e quella barba nera, incominciò a parlare:
- Ve lo dirò; in mancanza di vino, un racconto vi piacerà sempre meglio dell'acqua; n'è vero? Il padre mio, boscaiolo, morì come visse povero quanto San Quintino, che suonava a messa co' tegoli.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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