Io vengo ancora a cercar muli dai carbonari perchè il vecchio non intende fermarsi, e vuole continuare il viaggio in questa stessa notte.
- Quanti di scorta?
- Dodici; ma non di queste bande: alla parlata paiono delle parti di Toscana.
Presto furono in ordine i muli. Orazio, così ordinando Marzio, si tinse il viso e le mani di carbone; tolse la vesta di un carbonaro, e insieme col garzone menò le bestie alla Ferrata.
I banditi levarono il campo, e seguitando Marzio si ridussero al luogo predisposto alle insidie.
Arrivati i muli alla osteria don Francesco comandava li caricassero, e quando fossero in ordine lo avvertissero per partire. Non passò bene un'ora, che ogni cosa era in punto; ond'egli discese per esaminare se tutto fosse a dovere. Mentre da un luogo ad un altro si affaticava, un pipistrello investì con l'ale la lanterna che gli portavano davanti, sicchè l'uccello sbalordito gli cascò in mano; egli la scosse prontamente con un senso di ribrezzo gittando via la trista bestia, e notò:
- Cattivo augurio è questo, e prudenza vorrebbe sospendessi il partire... Qui l'oste, mostrando un viso di sasso - dove rompeva qualunque vergogna - soggiunse:
- Non vi faccia specie, Eccellenza, perchè il cattivo presagio viene compensato, anzi superato con uno buono...
- E quale?
- Caricando i fusti del vino, poco anzi, se n'è rotto uno... e siccome il vino sparso è allegria...
- Per avventura la fiasca dello keres, dove si leggeva il numero tinto di bianco?
- Non vi si leggeva nulla; state tranquillo, e fiasca non era.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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