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      Orazio, che incominciava a sentirsi venire i brividi addosso per la paura che gli metteva lo aspetto del conte, alle parole oneste tutto si riconfortò: gli piacque udire rammentare il caso del nido, e si profferse svisceratissimo al conte. Però Orazio accanto a don Francesco non era più quello di prima; il suo coraggio andava in fumo; e questo avveniva perchè, secondo una bella espressione dello Sterne, con molta ala di vela non aveva una oncia di zavorra; e imperterrito contro le palle, credeva alle streghe, temeva della jettatura, e senza le cinque o sei medaglie che portava appese al collo egli non si sarebbe attentato giammai di passare solo la notte.
      Don Francesco, Orazio, e il garzone (ch'era tornato a fare da idiota, e a favellare con ammicchi) in compagnia di sei guardie campestri aprivano la caravana; in mezzo le donne, Bernardino, i servi armati e le bagaglie; dietro altre sei guardie chiudevano la comitiva.
      Beatrice più volte si era affaticata ad accostare suo padre, più volte lo aveva supplicato con parole, o con cenni a porgerle ascolto: prima di uscire dalla osteria gli si era gittata in ginocchio davanti, e gli aveva detto:
      - Signor Padre, non andate oltre, o siete morto... Marzio...
      Ma il Conte a cui cotesto nome suonava delitto, e reputando eziandio le continue smanie della figlia come sforzi supremi a sottrarsi dalla imminente prigionia della Petrella, la ributtò con maniere acerbe, ed ordinò che la guardassero, e la impedissero di trascorrere dal luogo che l'era stato assegnato.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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