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      - Beatrice, vaneggi? Per fare quello che suggerisci essi non hanno mestieri dei tuoi consigli... e sono capaci da non lasciarti neanche gli occhi per piangere...
      - Tacete, Padre mio; voi non pensate qual pericolo vi pende sopra la testa: lasciatemi favellare. - Noi vi pagheremo questo tesoro, purchè lasciate che con noi venga il Conte: egli si legherà per fede a sborsarvi il danaro di qui a dieci giorni. Se non vi basta la sua promessa aggiungerò la mia, e la conformerò con giuramento; che dalla parte di mia madre mi vennero moneta, e gioie in buon dato. Se neanche questo vi basta, tenete me in ostaggio, e lasciate andare il Conte: io sono giovane e sana, egli vecchio ed infermo. Pensate alle vostre famiglie, - pensate alla contentezza di mangiar pane non immollato nel sangue... ai figliuoli che avete... a quelli che potrete avere... ai vecchi padri pieni di necessità... affamati davanti lo spento focolare...
      - Via - interruppe una voce imperiosa; ma Orazio rispose:
      - Lasciamola parlare: udiamo fino in fondo... che molte cose buone mi pare che le dica.
      - Sentite, proseguiva Beatrice, se strascinate via il Conte voi ve lo troverete ammazzato fra le mani; voi non guadagnerete nulla, perchè quelli che vi hanno condotto non vogliono la moneta, ma il sangue di un povero vecchio; - e poco scampo vi rimarrà dalla forca, che le corti di Napoli e di Roma, mosse dalla fama del personaggio e dalle aderenze potenti, v'inseguiranno come lupi di macchia in macchia, e vi converrà morire di laccio, o di piombo.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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