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      Allo improvviso gli parve essere rimasto solo; portò le mani alla benda, e non udendo voce alcuna che lo impedisse togliersela se la levò ad un tratto, e si trovò dentro una caverna spaziosissima. Senza indugiare un momento prese una lanterna lasciata appesa alla volta, ed esaminò sottilmente le pareti, il pavimento, e il soffitto; gli parve che le pareti e il pavimento in parte fossero vuoti, ed in vero erano; ma così bene chiusi con assi, che ogni via alla fuga conobbe disperatamente impedita. - Una tavola, qualche scranna, e un mucchio di foglie coperto di pelli erano i soli mobili che guarnivano il luogo. Don Francesco si pose a sedere, e più che pensava più si persuadeva, che se il riscatto non gli apriva le porte di cotesto sepolcro, qualunque altro modo per uscirne gli sarebbe tornato corto. Altre volte si era trovato ad andare prigione, ed anche vi aveva corso pericolo non piccolo, ma pure non si era mai sentito fiaccato come adesso; forse la età gli aveva sottratto alquanto della baldanza per cui fu temuto una volta, e forse anche un presentimento lo travagliava indistinto, e grave, che lo teneva sbalordito: insomma, non può dirsi che avesse paura, ma neppure il coraggio consueto lo sosteneva. Posizione maravigliosa per sentire le trafitte del dolore; imperciocchè da un lato manchi la forza per prorompere, e divertirci in mezzo alla procella dello sdegno, e dall'altro manchi la stupidezza, che ci rende insensibili ai colpi di ventura.
      Dovevano essere passate parecchie ore dacchè ci si trovava chiuso là dentro, avvegnadio s'impadronisse di lui uno sfinimento che gli faceva desiderare qualche ristoro.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Francesco