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      Don Francesco allora, traendosi di tasca un ducato, gli disse:
      - Vieni qua, figliuolo, come ti chiami?
      - Chiamatemi come vi pare, Eccellenza...
      - Ma un nome devi averlo; non ricevesti tu il battesimo?
      - Sarà; sebbene avessi a trovarmici presente, pure non me ne ricordo... Ah! aspettate; ora sì che mi viene in mente; mi posero nome Onorato...
      - Onorato! E' pare, che per metterti cotesto nome il tuo compare non consultasse l'astrologo.
      - Così diceva ancora io; ed anche se prima di battezzarmi avessero sentito il mio parere, non avrei permesso simili bugiarderie.
      - Va, tu mi piaci; siete tutti concettosi voi altri: prendi questo scudo, che te lo dono.
      - Ed io non lo voglio...
      - Perchè?
      - Perchè non si deve accettare per limosina quello che possiamo pretendere per taglia.
      - Ah! dunque anche tu vuoi taglieggiare il barone?
      - Figuratevi ch'e' sia come carne di fagiano; tutti nella vita vogliono assaggiarne una volta.
      - Anche tu vuoi taglieggiare il barone!
      E si frugava in seno; ma il garzone presagendo la mala parata, di un salto toccò la porta, e si riparò dietro l'uscio.
      - Prendi questo per taglia; e sì dicendo, il Conte scagliava il pugnale contro il ragazzo: questi lo schivò facilmente, e il ferro andò a piantarsi dentro la porta, dove, dopo avere alquanto tentennato, quietò. Allora sbucò fuori, lo staccò senza ira, e sporgendolo verso il conte gli disse:
      - Io ve lo conserverò con diligenza, e spero in Dio potervelo rendere quando i miei superiori me lo concederanno.
      Il Conte vedendo fallito il colpo, mormorò dispettosamente: ne anche un colpo mi riesce più ad assestare!


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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