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      - E si accostò alla mensa. Se la cura molesta non vi si fosse seduta accanto a lui, per certo il cibo gli sarebbe tornato accettissimo atteso la grande fame che lo travagliava: ad ogni modo prese a tagliare la vivanda, ed accostandosene alla bocca un frammento non potè trattenersi da esclamare "ho fame!..."
      Nel medesimo punto, a breve distanza da lui, una voce lamentevole rispose "ho fame!.."
      Gli parve illusione; ma nel sollevare lo sguardo ecco li, proprio seduto a mensa dirimpetto a lui, gli apparisce uno spettro pallido, lungo, orribilmente scarno, con occhi spenti a guisa di pesce morto, il quale, poichè l'ebbe fissato in volto, gli parve che presentasse, e presentava certo le sembianze di Olimpio. Il Conte, tenendo il braccio sospeso fra il desco e la bocca, prese a dire:
      - Ch'è questo? Sono io diventato don Giovanni Tenorio, e voi, mio bello spettro, volete sostenere le parti del commendatore di Lojola? Ma io mi permetto osservarvi, che il Commendatore era stato invitato da don Giovanni, e voi venite spontaneo; la quale improntitudine sconviene altamente a spirito bene allevato: inoltre il Commendatore era di marmo, e voi di qual materia siete? Ad ogni modo, ben venuto signore spettro, e se vi garba mangiare, mangiate, che buon pro vi faccia.
      Mirabile a dirsi! Appena ebbe il conte profferito coteste parole, che lo spettro, come se lo travagliasse quella terribilissima infermità, che i medici chiamano bulimo, o fame canina, si gittò frenetico sopra le vivande imbandite, e tutte le fece sparire in un battere di occhio, arraffando anche il piatto posto davanti al conte: nè qui fermandosi, ingolò tovagliuoli, e tovaglia; poi azzannò le stoviglie, e stritolandole co' denti ne trangugiava i pezzi(121). Al conte, fra maravigliato e atterrito, non bastò l'animo di salvare nulla, nemmeno il frusto di carne fitto dentro la forchetta; ogni cosa divorò lo insaziabile vampiro: poi ridivenne immobile; e guardando fisso il conte, con la bocca aperta, e mostrando i denti ripetè:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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