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      - Vi sentite la forza di reggervi in piedi, Padre mio?
      E siccome egli si apparecchiava a risponderle, ella prontamente soggiunse sommessa:
      - Non parlate, no... accennate col capo.
      Il Conte accennò sì. La fanciulla riprese:
      - Signor Padre, bisogna che vi aiutiate con ogni sforzo; - qui ci vuole diligenza davvero, perchè io non solo dalla carcere intendo condurvi alla libertà, ma dalla morte alla vita. -
      Potenti suonano sul cuore della creatura umana le parole di libertà e di vita; imperciocchè il Conte, malgrado gli acerbi patimenti, fosse tosto in piedi, esprimendo col moto di tutte le membra: "andiamo!"
      Lasciata la caverna entrarono in una seconda molto più spaziosa della prima, e quivi, in mezzo alle masserizie rubategli sparse a rinfuso per terra, vide, al chiarore incerto di lumi ottenebrati da densa caligine, forse quindici o venti banditi addormentati quale steso sul pavimento, quale appoggiato alle tavole. Quantunque egli usasse infinito studio a camminare reggendosi sul braccio di Beatrice, pure, andando com'ebbro per la debolezza e il dolore, investì dentro una tavola, e rovesciò un vaso di terra, che cadendo si ruppe strepitosamente. Gelò di terrore, che taluno si muovesse; ma girando gli occhi intorno vide Olimpio e l'odiato garzone oppressi dal sonno, e vide eziandio la fiasca dello keres col collo rivolto in giù sopra la tavola.
      - Ah! bevvero il mio vino medicato. Tardi si sveglieranno... qualcheduno mai più; - e lasciava il braccio di Beatrice.
      - Dove andate, signor Padre?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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