Percorso il sentiero incassato riuscirono allo aperto, e al sicuro; però che, quando anche i banditi fossero stati in facoltà di farlo, non avrebbero osato appressarsi a giorno alto di tanto alla Rocca Ribalda popolosa di ben mille persone, di cui la più parte gagliarda per le quotidiane fatiche, e armata tutta di archibugi e di scuri. - Qui il Conte con accento severo ordinò a Beatrice:
- Dimmi con quale argomento tu potesti giungere fino a me.
- Signor Padre, non sarebbe meglio affrettare il passo adesso, e differire la storia a quando, ristorato dei patiti disagi, voi foste in termine di porgermi più pacala attenzione?...
- Tu... appena io manifesto la mia volontà, sei usa a contrapporre subitamente la tua... e sì... e sì che a questa ora avresti dovuto capire, che io aborro gli oppositori. - Obbedisci. - Nelle mie mani la gente ha da essere come morta...
- Obbedirò - rispose Beatrice levando gli occhi al cielo, quasi volesse dire: Signore, dammi pazienza. - Marzio, mentre io era in carcere, mi raccontò la pietosa strage della fanciulla di Vittana...
- Che? Come? Cosa favelli?
- Quando mi teneste chiusa in prigione nel sotterraneo del palazzo di Roma, Marzio mi espose la morte di Annetta Riparella di Vittana...
- Avanti...
- E mi disse ancora lui esserle marito, voi avergliela ammazzata; epperò legarlo un giuramento, fatto sul corpo della defunta, di vendicarla nel vostro sangue. A questo fine essersi allogato in casa nostra; ma vista la vita infelicissima che voi ci condannate a condurre, l'odio suo contro noi essersi convertito in pietà, e non avere voluto commettere in casa l'omicidio di voi, secondo che aveva disegnato, per timore che noi ne fossimo incolpati, e ce ne venisse danno.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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