Ed io come potrei in coscienza desiderare, o pretendere, ch'egli si sprofondasse giù nel precipizio, dal quale nè uomo nè Dio pare che possano, o vogliano salvarmi! - Volga il suo affetto su donna meno infelice di me, e sia sposo avventuroso... e padre... io glielo desidero... ah! no... sì - io devo desiderarglielo con tutta l'anima: - ma intanto ella bagnava l'origliere di molte lacrime involontarie.
Adesso si riprova a confortare col sonno lo spirito affaticato; invano però, chè agli occhi vigili sotto le chiuse palpebre apparisce muovere dalle lontane mura di Roma un punto oscuro, e avanzarsi, avanzarsi per piani e per colline come polvere sospinta dal turbine: cotesto punto nello accostarsi assumeva sembianza umana; si avviluppava dentro una cappa bruna; teneva il nero cappello abbassato su le ciglia: arrivato sotto la torre della Rocca Ribalda, ecco al raggio della luna mostrarsi tutto quanto egli era aitante e bello, e chiamarla con la mano. Il cuore con lo affrettare dei palpiti le aveva svelato chi fosse lo straniero.
Giù a piè del colle, accanto al torrente delle acque perenni dove la forra si chiude più ombrosa, mezzo celata tra le fronde degli olmi s'innalza una cappelletta ufficiata da certo santo Eremita, a cui veruno afflitto cuore ricorse mai invano. Egli, richiesto, consente ad unire in matrimonio Beatrice e Guido. Ella tende la destra, e maravigliando forte non essere prevenuta, chiede la destra di Guido; ma questi si ricusa, e la tiene nascosta sotto la cappa.
| |
Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
|
|
Dio Roma Rocca Ribalda Eremita Beatrice Guido Guido
|