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      Ella insiste: alla fine arriva a impadronirsene; la sente umida, e viscosa: ritira la sua spaventata, e se la vede, ahimè! intrisa di sangue: che sangue è questo? dimmi.... Guido sparì, sparì lo Eremita; ella si trova circondata da uno inferno di tenebre.
     
     
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      Un lieve tocco sospinge la porta; ecco si muove silenziosa sopra i cardini: prima il capo; - poi il petto; - finalmente tutta la persona apparisce di un uomo canuto, avvolto dentro ampia zimarra, col tòcco rosso sul capo. - È il Conte Cènci strascinato dal destino. Tende l'orecchio... ascolta... l'alito di Beatrice. Appoggia il corpo intero sul piede di dietro, muove cauto l'altro, e sempre va innanzi; si ferma in fondo al letto.
      Beatrice ha chiuso gli occhi a sonno travagliato, e agitandosi irrequieta si è scomposta la chioma, che le sta vagamente sparsa pel seno divino.
      Egli la guarda. La vista di forme così stupendamente leggiadre rallegra l'anima; chè rosa e donna, quanto meno si mostrano tanto più appaiono belle...
      Che ardisce costui? Non basta, ed è anche troppo, vedere quel seno che palpita?
      Prassitele scolpì due Veneri: una velata, l'altra ignuda. Quei di Gnido comperarono la nuda, modellata sopra le membra di Frine; per la qual cosa ritenendo ella più della cortegiana che della dea, venne laidamente contaminata, e la religione della divinità si dipartì dal simulacro; ma i cittadini di Coo acquistarono la Venere velata, sicchè n'ebbero fama di pii, e lunga si produsse la devozione pel tempio di loro.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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