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      Conobbero essere necessario cavarle sangue; ma non possedevano arnesi adattati, e il modo di adoperarli ignoravano: chiamare il barbiere parve pericoloso, e si rimasero.
      Allora Marzio, secondo il suo feroce proponimento, entrò nella stanza seguitato da Olimpio, squassò per le chiome il cadavere, e tratto fuori lo stiletto glielo spinse dentro l'occhio sinistro finchè la lama vi potè affondare.
      - Ora mi sono assicurato!
      - Non ve n'era mica di bisogno, osservò Olimpio mettendo le dita nella gola squarciata del Conte - vedete mo' che buca! - Potrebbe uscirne l'anima anche in carrozza. Per un'anima questa è propriamente porta da cocchiere. Adesso pensiamo un poco, che cosa dobbiamo farci di costui; - e dette un calcio nel capo al cadavere.
      - Portiamolo giù nel giardino, e mettiamolo sotto terra...
      - Avete perso tutti il giudizio: - non basta seppellirlo; bisogna innanzi tratto farlo morire in maniera, che abbia senso comune. - Venite qua; prendetelo pei piedi; io lo prenderò pel capo, e trasportiamolo sul terrazzo che dà sul giardino: ho notato che questo terrazzo mena alle latrine, ed in parte manca di parapetto. Il povero gentiluomo, levatosi per certo suo bisogno, si era condotto notte tempo al destro senza lume... guardate che imprudenza! Forse si era aggravato di cibo a cena, e certo poi di vino più del consueto... Vedete la fatalità! disgraziatamente ha messo il piede in fallo, ed è caduto...
      - Be', be', va d'incanto. Ma l'uomo cadendo da un'altura si rompe il collo, si spezza il cranio, e non riporta ferite operate da un ferro tagliente, ed acuto.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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