Se sei povero, impiccati.
- Ti ha detto?
- Già! e che gli dicessi dove volevo andare; perchè se io prendeva a ponente, egli si sarebbe indirizzato per levante...
- Le sono cose da far piangere i sassi; - e il biscazziere beveva a fior di labbro, e poi profferiva il boccale a Olimpio, che se ne andava in fondo senza prender fiato - solite ingratitudini degli uomini: finchè hanno bisogno, ti fanno vedere Roma e toma; passata la festa levano l'alloro, e chi ha avuto ha avuto...
- Proprio così; ma!...
- Ed ora, che farai? Se potessi aiutarti fa capitale di me, e tu vedrai se per gli amici mi sento capace a entrare nel fuoco in camicia. Degli uomini bisogna dire come dei cavalli: alla svolta ti provo... beviamo...
- Beviamo! - rispose Olimpio; e dopo avere bevuto, ed essersi asciugato col dorso della mano la bocca, continuò:
- Non saprei. Se potessi far tenere sicuramente una lettera a Roma alla famiglia Cènci, sono certo che non mi mancherebbe soccorso... perchè bisognerebbe che mi soccorressero...
- Sì, eh? - incalzava il biscazziere, tenendo le orecchie tese a modo di lepre che abbia paura, e i muscoli della sua faccia si dilatavano come l'erba sul finire dello agosto per una scossa di pioggia: mostrava la gioia degli animali carnivori quando, nascosti fra i cespugli, vedono, o sentono accostarsi saltelloni la preda.
Nè era affatto vero, che Marzio avesse profferita la villana ingiuria contro Olimpio; tutt'altro: egli lo aveva con molta benevolenza chiarito come da più giorni fossero terminati i mille zecchini di parte sua, e come, parendogli urgente di levarsi entrambi dal regno, non poteva consentire ch'ei si lasciasse rubare per bische, o spendesse per taverne anche la moneta necessaria al viaggio; ma Olimpio mentiva scientemente, e fingeva un torto per farsi ragione: caso frequentissimo a succedere tra genti malvage; e, quello che sembra più strano, elleno stesse talora col credere alla propria bugìa arrovellano se non vengono satisfatte per ingiuria, che non hanno mai ricevuta.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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