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      Non pertanto a Marzio, ripensandovi su, parve non avere praticato da uomo di senno, ed essere pericoloso contendere con le passioni brutali di Olimpio, fuori di misura cresciute eziandio in mezzo alla corruttela di una grande città; onde deliberò andarlo a trovare, e raddolcirlo, finchè lo avesse tratto seco dal regno: proponimento che intendeva compire presto. Sapendo a quale bisca per ordinario si riducesse la sera, colà volse i suoi passi contando, come gli venne fatto, di rinvenirlo a posta sicura.
      - Bisognerebbe! - riprendeva il biscazziere, - o che sono tuoi banchieri i Conti Cènci, Olimpio?
      - Fa conto, che lo sieno...
      - Ho capito, soggiunse il biscazziere, avresti forse mandato a dormire qualche nemico di casa?...
      - Per questi lavori non si danno pensioni; chè anche qui, come costà, io mi figuro che i guastamestieri abbiano sciupato ogni cosa...
      - O dunque?
      - Egli è peggio... ma peggio di così... il segreto è qui dentro... e perchè il coperchio stia chiuso bisogna metterci sopra un tappo di argento...
      - Sì?... E questo segreto tu me lo puoi confidare...
      - Io so... chi ha ammazzato il Conte Cènci...
      - Oh! - esclamarono a coro i giuocatori vedendo comparire in questo punto improvviso fra mezzo a loro un uomo di maniere cortesi avviluppato dentro magnifico mantello di scarlatto trinato di oro - ben venga don Marzio; egli si fa dei nostri...
      Maravigliò non poco Marzio sentendosi chiamare a nome; e girando intorno gli occhi li fissò sopra Olimpio, che, torta appena la faccia, si volse nella prima posizione senza guardarlo, e brontolando di stizza.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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