- Ora che mi risovvengo bene... davvero... Marzio mio... bisogna che mi aiutiate a raccattare una maglia... ma che volete? Avevo una stizza addosso! - Insomma... mi è sdrucciolato... giù dalla bocca... qualche cosa... da far credere... sospettare, che noi fummo insieme ad ammazzare il Conte Cènci...
- Burlate voi? Allora noi siamo perduti...
- No... dico da senno... ma quelli, che mi hanno sentito, paionmi tutte persone dabbene. Nondimeno, se io non avessi parlato... o se vi fosse modo a far sì, ch'essi dimenticassero... o alla più trista che non potessero più parlare...
- Come? Alle lettere si mette un sigillo di cera di Spagna: alle labbra conviene apporre un sigillo di piombo a mo' delle bolle di Sua Santità...
- Eh! potendo sarebbe la strada più breve... ed anche di ferro potrebbe fare al caso.
- Lo credo anch'io; - disse Marzio, e guardò sott'occhio Olimpio; ma gli parve ch'ei stesse su le parate: tese l'orecchio, e non sentì muovere alito nella contrada, imperciocchè faccia più rumore il polso di un tisico battendo, di quello che menasse il biscazziere co' suoi saltetti misurati. Intanto giunsero davanti a un tabernacolo della Madonna ove ardevano due lampade. Olimpio, che camminava a mano manca di Marzio, sollevò la destra per cavarsi il cappello davanti la devota Immagine; e Marzio, colto il destro, si volse improvviso sul fianco sinistro, e gli cacciò lo stile fino alla impugnatura nel ventre. Olimpio stramazzò gridando:
- Marzio, che fai? - O Santa Vergine, aiutami!
E Marzio gli fu sopra dicendo:
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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