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      - Tu ti sei condannato da te, Olimpio, quando hai convenuto, che la bocca ciarliera vuole sigillo di ferro; e così piaccia a Dio, che a questa ora basti; - e mentre così favellava attendeva a finire con altre coltellate Olimpio. Sicchè parendo a Marzio ch'ei fosse vicino a spirare, asciugato prima lo stile sopra i panni del moribondo, si segnò davanti la Madonna dicendo:
      - Di questo sangue dovrò rendere conto un giorno; ma tu, Madre di Dio, conosci se l'ho sparso per me; se così non faceva, costui avrebbe mandato in perdizione intere famiglie, ed una vergine, che nel dolore e nella bellezza ti assomiglia, se non nella gloria. -
      E riprese il suo cammino come se davanti al tabernacolo avesse recitato il rosario, non già commesso omicidio. Brutto, ed infelicissimo miscuglio di devozione e di ferocia, pur troppo a cotesti tempi comune. Però giunto allo albergo ripose con diligenza vesti, danari, ed ogni suo arnese nella valigia; e quando la notte diventò più profonda, lasciato il saldo del suo debito sopra la tavola, levava il piede riducendosi a dormire in altro albergo, col proponimento d'imbarcarsi il giorno successivo all'alba sopra qualunque naviglio salpasse dal porto. -
      Il biscazziere, che da lontano aveva sbirciato il caso, saltellò, saltellò secondo l'usato costume, frettoloso presso Olimpio; ma lo trovò spirante.
      - Don Olimpio! Ti ha ammazzato don Marzio, eh? per paura che tu scuoprissi alla giustizia quella matassa dei Cènci, eh? -
      E lo covava con tutta la persona avidamente curioso.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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