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      .. era sangue. Tremò da capo a piedi; corse allo specchio, e si guardò... Dio! che orrore! Quale mai rovina di se stesso! Il sangue gli si era fermato in breve spazio sul sommo delle gote, quasi raggio di sole che tramonta sopra la estrema vetta dei colli; - ultimo addio del giorno che muore. Molte volte, col filo di rasoio alla gola, o col focile della pistola alzato alla tempia, stette per troncare una vita di miseria e di colpa; ma si trattenne sempre, adombrando a se stesso la esitanza col desiderio di vedere prima Beatrice contenta: in verità poi cotesta esitanza nasceva dallo istinto animale di vita, aumentato in ragione della debolezza. Di Marzio era morta gran parte; molta vita e molto coraggio gli fuggirono dai pori del corpo col frequente trasudare. Cotesta prova, sebbene sostenuta con costanza, pure lo aveva abbattuto così, che desiderò come sommo bene la morte, e sollecita. Però, appena deposto a sedere, il Vicario ordinava:
      - Tra un quarto di ora, mastro Giacinto, replicherai cum squasso: se frattanto volesse bere, dategli acqua e aceto; e sì dicendo faceva atto come di andarsene.
      - Vicario! - chiamò Marzio con fievole voce, trattenendo le lacrime - se m'inducessi a confessare, potrei contare sopra una grazia?...
      - Figlio mio, andandogli incontro premuroso, e ponendoglisi al fianco, il Vicario gli favellava dolcemente: - farò quello che posso: ti raccomanderò al Vicerè. Il signor Duca è magnanimo e cortese, e delle grazie donatore generosissimo. - Voi frattanto, ser Notaro, registrate che lo imputato ha proposto di confessare, ergo le accuse sono vere.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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