La insidia del Collaterale consisteva in questo: che dove per vanità avesse il Vicario offeso i privilegi dei nobili, presagiva vedere scatenati contro tutti i Seggi di Napoli. Ma il Vicario non era pesce da prendersi a coteste vangaiuole; per la quale cosa asciutto asciutto gli rispondeva:
- Signor Collaterale, voi mi farete la garbatezza di attendere a somministrare consigli quando vi saranno richiesti. - Orsù... dunque, figliuolo mio, parla... che cosa hai da dire?
Marzio aveva declinato il capo sopra la spalla destra; e, chiusi gli occhi, gli sfuggivano dagli angoli grosse lacrime non piante, ma traboccate per la piena dell'angoscia...
- Or via, insisteva il Vicario, da bravo, figlio mio, confessa... confessa...
Marzo sembrava assopito, e non rispondeva. Allora il Vicario gli compresse la scapola destra con ruvidezza: quegli abbrividì, aperse gli occhi e domandò dolorosamente:
- Che cosa volete?
- Mantenmi la promessa, e confessa...
- Come! così presto? Dov'è il prete?
- Non si tratta qui della confessione sacramentale; questa farai più tardi, amor mio; si tratta della processale: ora il lampo, poi il tuono; un poco di rumore in appresso, e finalmente tutto finisce... sai?
- E che cosa ho io da confessare?
- O bella! Quello che dianzi ti ho letto, dilettissimo mio; vuoi che io te lo rilegga?
- Oh! no: sta bene, io merito la morte.
- Dunque confessa, via, e ratifica in tutte e singole le sue parti l'atto di accusa.
- Sì, come volete, purchè mi tolghiate presto di vita.
- Provati un poco, cuor mio, se ti riuscisse firmare il foglio: e voi altri fanulloni porgetemi una penna,... e che sia nuova, e ben temperata.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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