E se non lo volevano onorare come don Gennaro Boccale, pareva a lui che lo dovessero temere come l'uomo che avrebbe potuto mandarli da un punto all'altro alle forche: però gli staffieri del Duca, servi insolentissimi d'insolente padrone, lui non curavano, e molto meno temevano. Il Vicario consolava la sua vanità offesa volgendo la mente alla necessità di contenere con regolamenti opportuni la petulanza dei famigli dei grandi, per lo più meccanici, riottosi, e ribaldi; ma la suprema mortificazione lo aspettava nella ultima anticamera, dove, dopo avere pestato mani e piedi per essere introdotto dal Vicerè, trascorso spazio lunghissimo di tempo, durante il quale gli parve provare quei tormenti, che tanto spesso aveva applicato ai derelitti che gli capitavano nelle mani, si presentò un segretario per informarsi del suo bisogno. Il Vicario gli disse: negozii di suprema importanza: desiderare che gli fosse data licenza di conferire col serenissimo Vicerè. Il segretario oppose negozii di troppo maggiore importanza dei suoi tenere occupato il Vicerè, nè quindi potergli concedere udienza.
- Ma il negozio, per cui sono venuto, tocca urgentemente la sicurezza degli stati di Sua Maestà.
- Sì; ma vi ho detto che non può pareggiare mai la importanza di quello che tiene adesso per le mani il serenissimo Vicerè duca.
Il criminalista, con un ghigno derisorio, disse al cortigiano:
- Salvo onore, o come fate voi a indovinare il negozio che qui mi conduce?
E il cortigiano, con sorriso punto meno fino, pronto alla parata, rispose:
| |
Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
|
|
Gennaro Boccale Duca Vicario Vicerè Vicario Vicerè Vicerè Sua Maestà Vicerè
|