.. parmi un brutto passaggio in verità. - E qui intingeva la penna nello inchiostro. - Comprendo eziandio, aggiungeva, che deve riuscire più facile levare l'ancora da questa vita in un giorno di gennaio a Stokolma, che a Napoli in un giorno di aprile. - Alzatosi si approssimava al balcone, e, muovendo discorso al cielo, continuava: - Occhio del cielo, perchè apparisci sì bello ai nostri occhi, se poi dobbiamo così presto lasciarti? Il tuo raggio divino dovrebbe illuminare cose degne della sua divinità. La notte dovrebbe vedere i supplizii delle colpe che si commettono nel suo grembo, ed io non so con quale senno o giustizia il giorno ha da contristarsi col castigo del delitto, ch'egli non ha illuminato: l'uno e l'altro rimangano al buio...
Questi pensieri uscivano lambiccati dal cervello del Duca: imperciocchè non gli partissero mica dal cuore, ma gli ostentasse, quasi per far dimenticare al cortigiano la parola turpe con la quale in bocca lo aveva sorpreso educante il pappagallo: cotesti pensieri tenevano officio d'incenso bruciato intorno ai cataletti per vincere l'odore del morto. Avrebbe piuttosto desiderato sfogarsi a danno di qualcheduno, ma la fortuna non gli presentava l'orecchio. Intanto il pappagallo, per aumentargli la confusione e il maltalento, ripetè con voce sonora la oscenità imparata, e parve che di lui si prendesse a dileggio e della sua mentita filosofia. Allora si pose in fretta nuovamente a sedere, e per liberarsi dal testimone importuno si accinse a firmare.
| |
Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
|
|
Stokolma Napoli Duca
|