.. quei gridi nonavevano nulla di supplichevole; glieli svelse
il dolore, e non furono seguitati da verunapreghiera".
BYRON, I Due Foscari.
Beatrice amava il sole di autunno, i raggi del crepuscolo, e le ombre lunghe dalla parte di occidente. Spesso, in compagnia della cognata donna Luisa, che aveva appreso ad amare come sorella, e reverire qual madre, si piaceva aggirarsi per le strade di Roma seguita dall'uomo nero(143) e da due o più staffieri, giusta il costume delle patrizie romane. Certo giorno, andando esse, secondo il consueto, a diporto, riuscirono alla piazza Farnese: quinci proseguendo per la strada della Corte Savella giunsero nella via Giulia: a metà di questa gli occhi di Beatrice si fermarono sopra una fabbrica di apparenza lugubre; nera, vastissima, senza finestre od altre aperture tranne la porta, bassa per modo, che non fosse dato ad uomo passarla se molto non si chinasse con la persona(144).
Sopra lo stipite della porta un Cristo condotto in marmo di mezza figura apriva le braccia in atto di favellare all'ospite dolente, trasportato là dentro, queste parole: "Quando l'angoscia del patire ti vincerà, se sei innocente pensa a quello che, innocentissimo, io soffersi; se colpevole, considera che in qualunque momento tu mi volga il cuore pentito io tengo le braccia aperte per istringerti al seno".
Contristava il cielo un vapore umido dello scilocco, e l'aere denso uscendo dal Tevere investiva la fabbrica tutta; sicchè dalle buche, lasciate nelle pareti per inserirvi al bisogno le travature dei ponti, filtrava lo stillicidio in forma di aguglie.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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