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      - Non già la moneta, osservò Beatrice; bensì la idea, che altri pensa a te, e come può ti soccorre, deve tornare di consolazione grandissima ai derelitti. Nè si dica che il baleno non giova; perchè talvolta basta a illuminare la strada, e a ritrarre dallo abisso il pellegrino smarrito.
      - Veramente, riprese donna Luisa, io comprendo quanto abbia a recare conforto in cotesto sepolcro di vivi conoscere come qualcheduno senta pietà di te... però non lo vorrei provare.
      - Noi siamo foglie davanti al soffio della Provvidenza; ed io, qui presso a queste mura dolorose, imparo la ragione per la quale Gesù Cristo annoverò la visita dei carcerati fra le opere di carità fiorita. Guarda bene, e vedrai starsi sopra la porta del carcere la paura che respinge addietro il visitatore, e con labbra tremanti gli sussurra: va via, chè il giudice non ti sospetti complice del carcerato, e te pure imprigioni; sta l'abiettezza che, fatti i conti, trova che dall'albero cadente bisogna allontanarci, per tornare poi quando è caduto a farne provvista di legna da ardere; sta il rigore dalle viscere di pietra, il quale dissuade da sentire pietà dei colpevoli, perchè per lui l'uomo in carcere è reo, predica sempre meritata la pena, ed infallibile l'autorità; vi è... Ma ahimè! se io volessi rammentare tutte le fantasime, che stanno appollaiate su la porta del carcere minacciando da lungi i visitatori, sarebbe troppa impresa, e per di più fastidiosa; però non reca punto maraviglia se i carcerati passino ordinariamente la vita soli.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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