- Siete arrestati per ordine di monsignore Taverna, gridò certo uomiciattolo bistorto, che pareva un grimaldello; il quale postosi le mani sui fianchi, si dava aria da Sacripante.
- E perchè? - interrogò don Giacomo, con voce che invano ostentava sicura.
- Questo saprete, a suo tempo e luogo, nello esame. Intanto con vostra buona licenza...
Ma ciò diceva per ischerno; imperciocchè non avesse anche posto fine alle parole, che già con le impronte mani lo aveva frugato da capo a piedi. Assicuratosi per siffatta guisa ch'ei non portava addosso neppure il breve, lo interrogava beffardo:
- Avete armi sopra di voi?... Confessatelo addirittura, che sarà pel vostro meglio.
- Ma parmi, che ve ne siate chiarito con le vostre mani abbastanza.
Altri nel medesimo tempo, con pari diligenza e improntitudine maggiore, ricercavano Lucrezia e Bernardino, i quali sbigottiti lasciavansi fare, e piangevano. Certo sozzo, e avvinazzato sbirro si attenta stendere la mano sul seno della Beatrice; ma questa, prima che lo arrivasse, gli lasciò andare su la guancia un potentissimo schiaffo. Proruppero in risa i compagni, e taluno consolandolo gli disse:
- Guanciate di femmina non fanno sfregio.
- Canchero! Sgraffia la gatta, rispose il birro simulando allegria; e Beatrice allora, senza sdegno, alteramente parlò:
- Persone infami non hanno diritto di mettere le mani addosso a gentildonna romana: mi chiamo pronta a seguitarvi dove comanda monsignore Taverna; ma voi procurate starvi lontani da me.
Nel punto stesso un altro sbirro, fetido di tabacco e di lezzo, pretendeva frugare donna Luisa, che lo guardava in molto truce maniera; senonchè il bargello lo ammoniva:
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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