Guido aperse al nuovo amico, che la fortuna gli parava davanti, il pericolo in cui si versava, e lo richiese di consiglio e di aiuto. Costume dei carbonari era muoversi due volte la settimana: quando veniva in città col carico una caravana, l'altra partiva per la campagna. Il carbonaio ristretto a favellare con Guido, giunto in quella medesima mattina, doveva partire dopo tre giorni da Roma a vespro, o verso l'ave Maria della sera.
Intanto costui in questa guisa ammoniva Guido:
- Domani manderò fuori delle porte qualcheduno dei nostri, per vedere se vi fossero nuovità. Voi vi raderete barba e capelli; vestirete i nostri panni, ed anche dei peggio: vi tingeremo con certe erbe la pelle, e v'insozzeremo con la polvere di carbone in maniera, che voi non ravviserete più voi stesso. Qui fra noi abbiamo un compagno che zoppica; egli v'insegnerà a imitarlo nella voce e negli atti. Domani, appena farà giorno, ve ne andrete con due somari a vendere carbone per la città: se vi chiamano per comprare, poche parole bastano; che le balle ragguagliano le duegento libbre, e il prezzo è fermo a mezzo scudo per balla: anzi potreste recare in bocca qualche pietruzza, fingendo masticare; in questa maniera le gote si gonfiano, e meglio rimanete trasformato. La gente vi torrà in iscambio dello zoppo; ad ogni modo si assuefarà alla vostra vista, e così spero, con lo aiuto di Dio, condurvi fuori a salvamento.
Siccome fra gente di simile natura i fatti abbondano più delle parole, in breve per opera del carbonaio Guido venne trasformato nella guisa ch'egli aveva detto; ed alla mattina il bellissimo fra i gentiluomini romani fu visto, in sembianza di laido carbonaro, aggirarsi per Roma vendendo carbone, recandosi in mano pane nero e cipolle, che fingeva masticare; di tratto in tratto gridava con accento aquilano, e ranchettava stupendamente.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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