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      Tutto occorre ai giorni nostri con esattezza prodigiosa, e proprietà uguale; l'acqua del santo battesimo, e l'olio della estrema unzione; la cappa castagnola del frate francescano, e la camiciuola rossa del condannato allo ergastolo. Le prigioni appaiono eleganti; gli architetti s'ingegnano disegnarle vaghe a vedersi. Oh andate, via, a credere che sotto cotesti edifizi lustri, levigati, e inverniciati uomini dalla anima immortale s'inverminiscano di disperazione e di disagio!... Le gentili donne vengono a passeggiarvi la tetra noia, e la spietata vanità; passano come rondini fischiando qualche parola di filantropia, ed assicurano poi che le prigioni sono luoghi superbi, e d'incanto. Guai al misero che osasse temerariamente affermare, potersi condurre vita meno trista che in prigione; tenga in mente il fato di Orfeo, e il furore di umanità non agita meno violento il petto delle nostre gentildonne, di quello che per vino sentissero le antiche Menadi. Intanto il Promotore di tante belle cose, curvo il dorso come il primo quarto di luna, assapora il profumo delle lodi; e, tutto umile in tanta gloria, ponendosi una mano su la parte dove comunemente si crede che stia il cuore a pigione, esclama: "facciamo ogni sforzo perchè... compatibilmente alla loro condizione... i detenuti stieno con ogni riguardo... perchè alla fin fine anche i detenuti sono uomini... però la prigione, bisogna avvertirlo, non può essere paradiso... - Ma voi, lo interrompe un Diplomatico, signor Cavaliere (però che ai giorni nostri anche i Soprastanti sieno cavalieri) fate di tutto onde presto lo diventi; e questo affermo, perchè ho esaminato i vostri stabilimenti di dietro agli usci". Il Cavaliere, sospettoso, guarda il Diplomatico coll'occhio porcino; ma questi dura col volto impenetrabile come quello della sfinge; e costui, non distinguendo se lo lodi da senno, o gli dia la baia, sta in bilico: al fine, non sapendo che pesci pigliare, per torsi d'impaccio gli mostra i denti con un risolino agro dolce, che


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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