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      - Siete accusata, e dalla procedura resulta abbastanza provato, avere voi fatto commettere la strage paterna alla Rocca Petrella il giorno nove di settembre dell'anno millecinquecentonovantotto, e ciò per comando espresso di Lucrezia Petroni vostra matrigna, la quale impedì che si commettesse il giorno otto per essere la ricorrenza della festa della Santissima Vergine. Olimpio e Marzio entrarono nella stanza dove giaceva il conte Francesco Cènci, al quale era stato precedentemente propinato vino coll'oppio; e voi, in compagnia di Lucrezia Petroni, Giacomo e Bernardino Cènci, attendevate nell'anticamera la consumazione del delitto. I sicarii essendo tornati indietro sbigottiti, voi gl'interrogaste, che cosa ci fosse di nuovo: alla quale domanda avendo essi risposto non sentirsi cuore a bastanza per ammazzare un uomo che dormiva, voi li rimproveraste con queste parole: "Come? se preparati non siete capaci di uccidere mio padre dormente, immaginate se ardireste di pur guardarlo in faccia se fosse desto! E per venire a questa conclusione voi avete già riscosso quattromila ducati? Orsù, poichè la codardìa vostra vuole così, io stessa con le mie mani ammazzerò mio padre, e voi non camperete molto". Per le quali rampogne e minacce i sicarii rientrarono nella stanza dove giaceva il conte Francesco Cènci, ed uno di loro postagli sopra l'occhio una gran ferla, l'altro gliela conficcò prima nella testa, e poi nel collo, donde accadde la morte del prefato conte. I banditi riscosso il saldo del prezzo si partirono, e voi, in compagnia dei fratelli e della matrigna, strascinaste il cadavere del trafitto genitore sopra una vecchia loggia, dalla quale lo dirupaste su di un albero di sambuco.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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