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      - Signor Auditore, e per qual causa dubitate voi che io non creda alle fattucchierie? Io ci credo benissimo; ma qui non parmi che cada il caso. - Dunque persistete a ritrattarvi, accusato?
      Marzio assentiva col capo.
      - Tortura definitiva... non ci è rimedio, sempre pronto osservava il Luciani; e Valentino Turchi ripeteva latrando:
      - Non ci è rimedio; tortura definitiva.
      Il Moscati, trattosi il fazzoletto di tasca, si asciugò il sudore dalla fronte; poi si volse al notaro, e gli disse:
      - Notaro, ammonite lo accusato a non insistere nella sua ritrattazione... ammonitelo, che diversamente la legge vuole che venga esposto alla tortura definitiva... ammonitelo, tortura definitiva... che sia... e in caso di persistenza stendete il decreto.
      - Il dabbene uomo queste proposizioni favellava singhiozzando, e il notaro per filo e per segno le ripeteva a Marzio; cerziorandolo inoltre, che tortura definitiva significava applicarlo ai tormenti usque ad necem; le quali parole latine, in lingua volgare suonavano fino alla morte. Marzio anche a questo assentì col capo, perchè ormai la lingua ingrossata gl'impediva la favella. Disteso, letto, e sottoscritto il decreto, il notaro Ribaldella, volto prima al Luciani, che alacre gli ammiccava con gli occhi, disse al carnefice:
      - Tocca a voi.
      Mastro Alessandro prese le braccia di Marzio; gliele tirò dietro la schiena; le soprammise una all'altra; le legò con un nodo in croce; tentennò il canapo per assicurarsi se scorresse spedito dentro alla carrucola, e poi, cavandosi il berretto, domandò:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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