.. agguantamelo con un altro squasso dei buoni, - appoggiate ambe le mani ai bracciuoli del seggiolone, e mezzo ritto con la persona, insisteva l'auditore Luciani.
- Non monta, Illustrissimo; l'ultimo squasso glielo ha dato la morte.
- Come? come? È morto? - imbestialito urlò il Luciani. - Perchè lo avete fatto morire voi? Perchè ha ardito morire costui prima di annullare la sua ritrattazione?
E siccome mastro Alessandro stringendosi nelle spalle non fece motto, il giudice instava:
- Vediamo, - proviamo se fosse sempre vivo; dategli una stretta co' tassilli - un po' di fuoco sotto le piante, per tentare se gli tornassero gli spiriti.
E si levava, quasi per aiutare mastro Alessandro; sennonchè il Moscati, sdegnoso, lo tenne pel braccio esclamando di forza:
- Per dio! vi sovvenga della dignità del vostro ministero! Siete voi giudice, o giustiziere?
Ma il Luciani svincolò il braccio; e, padroneggiato dal bestiale suo istinto, si fece in fretta presso il carnefice, che teneva stesa la mano sul cuore di Marzio, e ansiosamente lo interrogò:
- Ebbene?...
- Illustrissimo ve l'ho già detto, egli è morto.
Allora il Luciani, pieno d'izza, voltando il discorso al cadavere lo rampognava:
- Ah mi sei scappato, furfante! Sei morto per giuntare la giustizia della confessione, e mastro Alessandro di cinquanta scudi di salario per impiccarti. - E quindi tornando al banco, con voce e gesti infelloniti di faccia al Moscati gridava:
- Su via, signor Presidente, battiamo il ferro quando è caldo: mettiamo a profitto lo sgomento che deve avere incusso il terrore nello spirito dell'accusata; - sentiamo un po' in qual nota canti costei a suono di corda; - e dardeggiava gli occhi contro Beatrice come lingua di vipera.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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