Mastro Alessandro trattosi il berretto di capo, e tenendosi lontano con doverosa distanza, così le favellò:
- Signora, io so che non mi potete toccare; così a Dio piaccia, che io non tocchi mai voi: voi avete bisogno di qualcheduno che vi sostenga; se me lo concedete io chiamerò tale, su cui vi appoggerete senza paura: di mala pianta nacque, e in carcere; e non pertanto è fiore, che può presentarsi alla Madonna... è mia figliuola.
E con un fischio prolungato chiamò: indi a breve fu vista comparire una fanciulla bella sì, ma bianca, bianca come voto di cera. Poveretta! ella sapeva essere nata alla sventura.
- Virginia, le disse il padre, da' braccio a questa Signora... è disgraziata quanto te.(153)
Beatrice fissata la fanciulla in volto, si sentì bene disposta verso di quella: quando poi intese che si chiamava come la madre sua. le sorrise mesta, e le si appoggiò sul braccio incamminandosi al carcere.
Mastro Alessandro avvisatamente dava cotesta terribile strappata di corda a Marzio, tentando farlo restare sul colpo; e come aveva immaginato gli riuscì, stante il miserabile stato in cui lo infelice si trovava ridotto: non mica per odio; all'opposto, per pietà. Onde costui morisse presto, e con meno patimenti, il boia mandava male una trentina di scudi; e per boia non era poco, anzi moltissimo: troppo più, che le pietose viscere, di un Soprastante di carceri umanitarii non gli potrebbero permettere; il quale per trenta scudi e un po' di seta tinta nel sangue di Santo Stefano venderebbe trenta Cristi, con la Beata Vergine per giunta; e se colmo la misura di un grano solo, il diavolo mi porti mentro che scrivo.
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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa 1854
pagine 814 |
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